Per questa visita ho scelto come destinazione la Basilica di Santa Trinita a Firenze, una delle chiese più antiche della città, a pochi metri dal ponte omonimo, in pieno centro di Firenze. Ed ecco il mio report di viaggio.
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| Basilica di Santa Trinita, nell'omonima Piazza |
I ricchi di ieri e di oggi
È un sabato mattina quasi primaverile, se non fosse per un po' di pioggia a intermittenza. Quando arrivo davanti la chiesa di Santa Trinita trovo un gruppetto di persone in attesa e una sorridente guida, Antonella, che aspetta gli ultimi ritardatari. Siamo in una delle zone più belle e ricche di Firenze, sede dello shopping di lusso: Gucci, Cavalli, Prada e tutte le firme dell'alta moda hanno qui una delle loro boutique.E, in effetti, anche in passato questa zona era abitata dalle famiglie più ricche di Firenze: banchieri e mercanti che investivano cifre enormi di denaro nei loro palazzi, simbolo della loro immensa ricchezza. Oltre a investire denaro per avere magnifici palazzi, le famiglie investivano per avere una cappella di famiglia all'interno di una chiesa. Infatti quando i cimiteri ancora non esistevano le persone comuni erano destinati ai "carnai". La Chiesa di Santa Trinita fu proprio la prima chiesa di Firenze ad essere dotata di queste cappelle di famiglia. La chiesa è del 1077 ma del suo aspetto originario è rimasto poco: ha subito continui cambiamenti nel tentativo di adeguarla di volta in volta al gusto del tempo. Oggi appare come una chiesa in stile tardo-gotico con affreschi rinascimentali al suo interno.
Per non dormire
Una della cappelle meglio conservate è quella della famiglia Bartolini-Salimbeni. Si tratta dell'unica cappella rimasta com'era nel Quattrocento e non sottoposta ai cambiamenti successivi. La prima cosa che mi colpisce è proprio la scritta sul pavimento: "Per non dormire". Sembra infatti che la famiglia, per vincere un'asta e sconfiggere i concorrenti, li addormentò tutti con del papavero. La scritta appare sopra una botola: i defunti venivano seppelliti sotto il pavimento, calati giù attraverso questa botola, tutti vestiti di bianco. La cappella fu affrescata da Lorenzo Monaco intorno al 1420 ed è interessante perché si può vedere il passaggio dal tardo-gotico al Rinascimento: i pittori iniziavano ad adeguarsi alla nuova scoperta della prospettiva in pittura della scuola fiorentina cercando di riprodurla nelle loro opere.Ghirlandaio e il "photoshop" del Quattrocento
La bottega del Ghirlandaio era fra le più in voga tra i ricchi del tardo Quattrocento grazie alla sua invenzione: dipingere le famiglie dei comittenti delle opere in scene della storia sacra, stravolgendo le coordinate spazio-temporali (questo si può vedere bene anche in alcuni affreschi della chiesa di Santa Maria Novella sempre a Firenze)Nella cappella Sassetti, infatti, il capofamiglia chiede di essere raffigurato insieme a S.Francesco: ecco che allora il Ghirlandaio ambienta un famoso miracolo di S.Francesco (avvenuto ad Assisi un paio di secoli prima) all'epoca del Sassetti e lo fa avvenire a Firenze!
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A destra, fra membri della famiglia Sassetti, si vede anche il Ghirlandaio, nel cerchietto rosso.
A volte l'artista "firmava" così le sue opere
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Nell'affresco superiore a questo, il Sassetti si fa addirittura ritrarre in una scena insieme con il papa Onorio III, Lorenzo il Magnifico e i suoi figli (tra cui il futuro papa Leone X) e il poeta e intellettuale Poliziano. Si tratta di una cerimonia avvenuta due secoli prima a Roma, ma il Ghirlandaio la ambienta a Firenze, proprio nella piazza dove si trova la Basilica.
Ma non dobbiamo stupirci di queste "manie di grandezza": pensiamo che a quel tempo essere raffigurati in un dipinto o un affresco era l'unico modo di lasciare un'immagine di sé, un po' come oggi siamo ossessionati dalle nostre foto che continuamente mettiamo in internet!
Il vescovo di marmo e la Maddalena di legno
Proseguendo il nostro tour scopriamo altri capolavori, come la statua del vescovo di Fiesole Benozzo Federighi eseguita nel 1454 da Luca della Robbia in marmo e con una cornice in terracotta invetriata: una tecnica inventata da lui e che lo rese famosissimo. In un'altra cappella, invece, Antonella ci mostra la statua in legno di Maddalena di Desiderio da Settignano, allievo di Donatello, che con questa statua fa un'omaggio al suo Maestro. Quella che vediamo non è una Maddalena giovane e bella, ma una donna ormai anziana, molto magra, dall'aria devota e sofferente.La statua della giustizia e il giallo dei gioielli rubati
Ecco, il nostro tour finisce qui, anche se ci sarebbe molto altro da dire. Ringrazio Antonella e mi preparo ad uscire dalla Chiesa. Fuori non piove più, il sole illumina la bellissima piazza, dove al centro campeggia una colonna con la statua della Giustizia voluta da Cosimo I. Mentre mi attardo a osservare la Piazza, mi trovo per caso ad ascoltare un aneddoto di un'altra guida: racconta che, ai primi del '900, una cameriera in servizio presso uno di quei bellissimi palazzi fu accusata di furto. Lei si dichiarò innocente, ma nessuno le credeva: non poteva essere stata che lei, nessun altro poteva aver rubato i gioielli d'oro che mancavano. Solo molti anni più tardi fu scoperta l'incredibile verità. Durante i lavori di manutenzione della statua furono ritrovati i gioielli nei piattini della bilancia retta dalla Giustizia. Era stata una gazza ladra a rubarli e nasconderli lì. Ironia della vita.Ringraziamenti:
Dott. ssa Antonella Fantoni ( guida turistica autorizzata)
Info: Associazione Guide di Firenze



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