Il 5 gennaio di 30 anni fa circa, veniva freddato con cinque colpi di pistola alla nuca Giuseppe Fava, per volere della mafia. Fava, un giornalista coraggioso e appassionato, denunciava i crimini della mafia in una Catania apparentemente tranquilla e sonnacchiosa, dove nessuno osava parlare di mafia, dove si sapeva ma non si parlava. Giuseppe Fava, chiamato dagli amici Pippo, aveva fondato un giornale: I Siciliani, in cui oltre a lui lavorava un gruppo di giovanissimi, sui vent'anni, anche loro assetati di verità, anche loro desiderosi di aprire uno squarcio sulla realtà mafiosa di quella Catania che soffriva in silenzio.
Anche dopo la morte di Fava, i ragazzi della redazione dei Siciliani andarono avanti, orfani del loro padre e Maestro ma, proprio dopo il suo assassinio, sempre più convinti che chi vuole fare il giornalista deve camminare con la schiena dritta, senza fermarsi davanti a nulla, nemmeno alla morte.
Ecco, Pippo Fava è stato un eroe, non un folle, ma un eroe, che è andato incontro alla morte consapevolmente, sapendo che in qualche modo, a qualunque costo, era necessario squarciare quel velo pesantemente calato sugli occhi dei siciliani e degli italiani.
Pippo Fava, dunque, non è morto, ma rivive in ciascun siciliano che non teme la mafia, che ama l'onestà e la legalità e che non si lascia intimidire. E Pippo Fava rivive anche in ciascuno di noi quando, con la schiena dritta, difendiamo la verità e lottiamo per la nostra libertà.
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| Photo credits: stampoantimafioso.it |
Pippo Fava, giornalista e scrittore
(15/9/1925 - 5/1/1984)



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